Una mostra particolarmente interessante è quella che, da calendario, si sarebbe dovuta concludere ieri martedì 31 marzo 2020 negli spazi espositivi del Salone Donatello della Basilica di S. Lorenzo a Firenze. L’evento, tuttavia, per il momento è sospeso in seguito alle misure adottate per il contrasto al Coronavirus.
La mostra “Natura collecta, Natura exibita. Il collezionismo naturalistico a Firenze dai Medici al Museo di Storia Naturale” è stata promossa dalla collaborazione di Sistema Museale di Università degli studi di Firenze, Opera Medicea Laurenziana e Parrocchia di S. Lorenzo.
La sua peculiarità risiede nell’aver proposto un percorso espositivo con i riflettori sul collezionismo scientifico di un periodo storico compreso tra il tardo Medioevo e l’epoca medicea.
Il collezionismo scientifico: una prassi antica
Le basi di questa pratica risalgono all’età tardo-medioevale con il fenomeno della secolarizzazione delle reliquie. In seguito, si sviluppò nel Rinascimento fino a concretizzarsi nei famosi “studioli” e “guardaroba” tanto cari alla famiglia Medici.
Attraverso 150 reperti rappresentativi di varie discipline scientifiche, la mostra illustra l’evoluzione del collezionismo naturalistico. In particolare, viene messo in risalto il profondo interesse mediceo per i “gioielli della natura” e tutti quei manufatti etnografici provenienti da terre molto lontane. Tra questi figurano minerali, conchiglie, animali esotici e rari volatili. Come l’Ibris rubra, un uccello tropicale con le cui piume veniva realizzato un mantello indossato dai sacerdoti del culto del dio Sole della popolazione precolombiana dei Tupinambà.

La mostra
Gli straordinari ed opulenti oggetti appartenuti a Lorenzo il Magnifico e ai discendenti della sua casata aprono la mostra. Essa si sviluppa poi attraverso l’istituzione della Galleria dei Lavori (ora Opificio delle Pietre Dure), per approdare ad una serie di 58 tele ad olio di Bartolomeo Bimbi, risalenti alla metà del XVII secolo e raffiguranti “la bellezza del divenire nella natura”.
Una speciale sezione è infine dedicata a Niccolò Stenone. Colui che nel XVII secolo, grazie all’avvento del metodo galileiano e al nuovo metodo di studio dei reperti, rivoluzionò le scienze geologiche, enunciando i principi della cristallografia, della stratigrafia e l’origine biologica dei fossili.
A cura di Azzurra Tasselli