Dal 25 novembre 2018 al 10 marzo 2019 si è tenuta a Firenze la mostra “Intorno al ratto di Polissena – Pio Fedi scultore classico negli anni di Firenze Capitale”, allestita nella raffinata ed elegante Sala del Camino all’interno delle Gallerie degli Uffizi.
La mostra
L’esposizione, curata da S. Condemi ed E. Marconi, ha proposto una notevole carrellata di bozzetti in argilla e gesso ed alcuni disegni propedeutici alla realizzazione del monumentale gruppo scultoreo che costituisce la massima espressione dell’artista, ripercorrendo così le tappe dell’insidioso cammino ideologico della creazione del capolavoro del Fedi; il Ratto di Polissena.
Presenti in mostra anche il Ritratto di Pio Fedi eseguito da Luigi Mussini nel 1842 e la Veduta di Piazza Signoria realizzata intorno al 1846 da Giuseppe Canella.
L’opera principale
L’imponente complesso, che l’artista impiegò 10 anni a scolpire e raffigurante Polissena nell’atto di venir sacrificata come buon auspicio per il ritorno delle navi greche dalla guerra di Troia, commuove per la classicheggiante eleganza e tonica rotondità delle sue forme ed esprime un concetto universale che elegge l’eroina a simbolo femminile che da sempre subisce la brutalità maschile.
Si tratta di un magnifico esemplare marmoreo, alto circa 4 m., caratterizzato da complessità scenica e contestuale, considerato giustamente come una tra le più importanti manifestazioni della scultura italiana dell’800 e ospitato oggi – insieme a statue romane, cinquecentesche e rinascimentali quali Perseo con la testa di Medusa di Benvenuto Cellini o Il Ratto delle Sabine del Giambologna – sotto le volte della Loggia dei Lanzi nell’ammaliante location di Piazza della Signoria. Pio Fedi, la cui fama è legata, oltre che al Ratto di Polissena, alla figura della Libertà Raggiata per il monumento funebre a Giovanni Battista Niccolini – che ispirò lo scultore francese Frédéric Auguste Bartholdi per la Miss Liberty di New York – è riuscito a coinvolgere il pubblico, rendendolo trepidante spettatore e muto testimone della scena ivi rappresentata.
La mostra si è dunque trasformata in una pacata allegoria e un velato richiamo all’attuale tema del cosiddetto femminicidio. Così, le vicende della stipe di Priamo si fanno emblema della violenza di genere; una problematica che ciclicamente si ripresenta sin dalla notte dei tempi.
A cura di Azzurra Tasselli

Azzurra Tasselli
